2 giugno 2015

Conferenza di Francesco Carrer "Il progetto Ethwal, gli insediamenti rurali pastorali in alta quota della Valle Maudagna" Dipartimento di Archeologia Università di York





Il Professor Francesco Carrer che indaga i casot della Valle Maudagna dall'estate 2013, illustrerà in questa seconda conferenza stampa (la prima fu organizzata nell'agosto dello scorso anno) i clamorosi risultati delle analisi statistiche e di laboratorio sui reperti scavati in alta quota, studio  che lo ha visto impegnato nel dipartimento di archeologia dell'università inglese di York per tutta la stagione invernale. La ricaduta da un punto di vista turistico può costituire un'ottimo volano per l'economia di tutto il comprensorio. L'appuntamento è per sabato 4 luglio 2015 alle 20,45 presso la Sala Convegni dell'Albergo Italia di Frabosa 
Sottana.



Francesco Carrer Mi sono laureato in Archeologia presso l'Università di Padova nel 2004, ho conseguito un master presso la stessa Università nel 2007, con una tesi di archeologia preistorica e protostorica. Poi mi sono trasferito all'Università di Trento nel 2008 per il mio dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia. Ecco, il mio progetto di ricerca ha affrontato il tema dell'integrazione dell'interpretazione etnoarcheologica e metodi quantitativi per lo studio dei paesaggi pastorali delle Alpi orientali (provincia di Trento). Tra giugno 2012 e maggio 2013 sono stato borsista post-dottorato presso il Dipartimento di Filosofia dell'Università degli Studi di Trento, con un progetto incentrato sulla indagine archeologica e l'analisi spaziale dei siti preistorici e storici negli altopiani di San Vito di Cadore (Veneto, Alpi orientali, Italia).
I miei interessi di ricerca riguardano etnoarcheologia, archeologia del paesaggio, montagna archeologia e metodi quantitativi in ​​archeologia. Sono specificamente interessati a pastorizia stagionale, da un punto di vista etnografico e archeologico, e l'uso di applicazioni GIS in etnoarcheologia.
Nel 2013 mi sono iscritto al Dipartimento di Archeologia dell'Università di York come Marie Curie Research.
 Il mio progetto di ricerca si propone di indagare come i pastori delle Alpi occidentali modellano i loro paesaggi stagionali nelle regioni montagnose. Le mie aree di ricerca sono il Monregalese Valle Maudagna (provincia di Cuneo, Piemonte, Italia) e il Parco Nazionale des Ecrins (Dipartimento des Hautes-Alpes, Francia), dove lavoro con Kevin Walsh.



L'etno-archeologia è lo studio etnografico legato all'archeologia. In cosa consiste l’etnografia? L’etnografia dal greco etnos (popolo) e grapho (scrivo) letteralmente “descrizione del popolo” è il metodo con cui operano le ricerche sul campo delle scienze etno-antropologicheFare etnografia significa recarsi tra coloro che si vuole studiare per un certo periodo di tempo, ed utilizzare alcune tecniche di ricerca (come l’osservazione e l’intervista) allo scopo di collezionare un insieme di dati che poi vanno interpretati.
Nel caso dei paesaggi di alta quota ci si avvale di due strumenti di lavoro: le interviste ai malgari e la ricerca in archivi, biblioteche, comuni di documenti storici che aiutano l’archeologo nella successiva fase di scavo. Nel luglio del 2013 il Prof. Francesco Carrer del dipartimento di archeologia della University of York (Regno Unito) ha iniziato la ricognizione della zona presa in esame, (la Val Maudagna) avvalendosi di quattro strumenti fondamentali per l’investigazione: la bussola, il gps, il registratore e la macchina fotografica. La bussola ovviamente serve per l’orientamento, il GPS è un sistema di posizionamento e navigazione satellitare che attraverso una rete satellitare fornisce ad un terminale mobile o ricevitore GPS informazioni sulle sue coordinate geografiche ed orario in ogni condizione meteo. La localizzazione avviene tramite la trasmissione di un segnale radio da parte di ciascun satellite e l’elaborazione dei segnali ricevuti da parte del ricevitore. Il registratore è utile quando individuato un insediamento, se ne devono descrivere nell’immediato le caratteristiche quali la lunghezza, larghezza, dimensione in altezza ed altre notizie utili che assieme agli scatti fotografici consentiranno in un secondo tempo di studiare meglio il sito in questione. La fase successiva archeologica riguarda lo scavo vero e proprio dell’insediamento. Il Progetto Ethwal, finanziato dalla Comunità europea e portato avanti dall’Università di York, indaga su due aree distinte delle Alpi Occidentali, la Val Maudagna nel territorio di Frabosa Sottana, ma non solo, e la Vallèe de Freissinieres nel dipartimento francese delle Hautes Alpes nei pressi di Briancon.


Cosa studia questo progetto? Il progetto studia i casot dei pastori in alta quota, che venivano e vengono ancora oggi utilizzati durante il periodo estivo (giugno-fine settembre). Perché proprio in Val Maudagna si è concentrata la ricerca? Tutto nasce da un opuscolo realizzato dal Dottor Giovanni Comino ex Sindaco di Frabosa Sottana, quando a capo del servizio veterinario dell’asl di Cuneo realizzò il libretto dal titolo “Caseificare in alpeggio: si può? Una tradizione tra passato, presente e futuro”. Il volume venne mostrato al Prof. Carrer il quale vedendo alcune immagini dei casot, rimase stupito di come alcuni di loro si erano conservati in maniera ottimale rispetto ad altre zone alpine, e nel 2012 presentò appunto un progetto di ricerca che venne autorizzato. Cos’è un casot? Molte persone andando in alta montagna li avranno visti, ma sicuramente la gran parte non conosce l’utilizzo passato, presente e futuro di tali insediamenti. Nell’estate del 2013 il Prof. Carrer nel corso di due campagne in luglio e agosto, riuscì nella zona della Balma a censire circa ottanta casot, alcuni ancora utilizzati o abbandonati da pochi anni, altri solamente ruderi di pietra. Lo scavo dell’estate 2014 si è concentrato per oltre una settimana su di un casot situato al di sotto del lago della Brignola, posto vicino ad una fontana, in una posizione ottima.
A questo punto sorge spontanea da parte di molti la domanda: perché studiare i casot?

Per diversi motivi:

- per ricostruire la storia

- per capire meglio la storia (antica e moderna) della pastorizia

- per capire perché sono stati costruiti e utilizzati

- per capire meglio la storia (antica e moderna) dei paesaggi alpini

- il quinto motivo, perché sono un patrimonio da preservare, che può essere uno strumento di valorizzazione turistica del territorio.


Come si studiano i casot?

Si inzia con il lavoro di censimento e catalogazione perlustrando l’intera zona in questo caso l’intera Val Maudagna. Facendo ricerche su documenti e libri in archivi e biblioteche. Realizzando interviste con coloro che utilizzano o hanno in passato utilizzato tali strutture, i pastori e i malgari, partendo dai giovani per arrivare agli anziani che hanno una memoria storica ovviamente più lunga che può arrivare attraverso le testimonianze dei loro padri anche ad oltre cento anni indietro.

La fase successiva è quella dei rilievi topografici che viene effettuata con strumenti familiari ai geometri come la stazione totale. In seguito si passa ai campionamenti e per finire lo scavo archeologico. Tutti i dati raccolti in estate vengono rielaborati nella stagione invernale in università, compiendo analisi statistiche e analisi di laboratorio. I primi risultati di questa ricerca hanno consentito di censire oltre 80 insediamenti nella zona circostante il Rifugio Balma, ma sicuramente i casot erano un tempo molti di più.

I casot sono sopravvissuti fino ai nostri giorni (alcuni insediamenti sono risalenti ad oltre tre secoli fa), sono elementi caratteristici del paesaggio montano locale, si collocano al confine tra archeologia, storia e etnografia, sono di grande interesse per la ricerca scientifica, un patrimonio da proteggere e valorizzare e di potenziale interesse turistico.
Quali sono le ricadute sul territorio? Conferenze come quella tenuta il 16 agosto 2014 a Frabosa Sottana, con la presentazione del progetto e dei primi risultati, articoli su internet, sulla stampa, su riviste scientifiche, ma la novità consiste nella ricaduta turistica con la valorizzazione attraverso volantini informativi ed opuscoli. Il turista ha già a disposizione i numerosi sentieri che passano attraverso i casot, quindi non resta che sfruttare questa potenzialità per il futuro.

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