29 maggio 2015

Michele Corti "Cibo e identità locale" incontro con l'autore al Salone del libro di montagna





Cibo e identità localesistemi agroalimentari e rigenerazione di comunità” di Michele Corti, Sergio De la Pierre e Stella Agostini, edito dal Centro Studi Valle Imagna.
Uno studio approfondito e articolato per segnalare i processi virtuosi innescati in sei distretti lombardi grazie alla riscoperta dei prodotti tipici dell’enogastronomia.  
Il libro (oltre 500 pagine) ricostruisce alcuni “modelli” esemplari di sviluppo locale in cui la difesa e la valorizzazione del patrimonio legato ai sistemi agroalimentari locali tradizionali ha innescato processi virtuosi di rigenerazione comunitaria. All’insegna di proposte autosostenibili.
Il volume “Cibo e identità locale” mette in relazione l’esperienza di Gandino con il Mais spinato con altri cinque sistemi agroalimentari lombardi di eccellenza: il grano saraceno di Teglio, il vitigno urbano Pusterla di Brescia, l’asparago di Mezzago, lo stracchino all’antica di Corna Imagna e il bitto della Val Gerola.

Michele Corti Nato a Milano il 02.02.1956 da famiglia milanese con secolari radici nel mondo degli allevatori/casari (di antica origine Orobica) e degli agricoltori (fittavoli).
E’ docente a tempo definito presso l’Università degli Studi di Milano dove insegna Zootecnia di montagna. Di matrice accademica zootecnica ha sviluppato in anni recenti un profilo scientifico-professionale ruralista e si interessa di sistemi zootecnici alpini nella complessità dei loro aspetti tecnico-scientifici e socio-culturali.
Negli ultimi anni ha rivolto il suo interesse di ricerca ai sistemi di allevamento animali estensivi considerati dal punto di vista polifuzionale del mantenimento del paesaggio e, della prevenzione degli eventi calamitosi e del miglioramento a fini faunistici, ma soprattutto dell’integrazione con l’attività turistica. Più di recente si sta occupando dell'impatto della predazione a seguito della comparsa del lupo e della reintroduzione dell'orso sulle Allpi.
Si occupa altresì di sistemi zootecnici territoriali sostenibili in relazione a filiere pastorali e zootecniche connesse alla trasformazione in prodotti tradizionali . E’ attualmente impegnato anche in ricerche nel campo della storia dell’agricoltura negli aspetti specifici del pastoralismo e delle transumanze e in indagini sulle implicazioni socioculturali dell’evoluzione tecnica e strutturale dei sistemi zootecnici alpini con particolare riferimento all’alpeggio, nonché  all’allevamento caprino.
Ha collaborato e collabora con diversi enti (Regione Lombardia, Regione Piemonte, Province di Co, Va, Bg, Tn, Comunità Montane, Ersaf, Irealp, Camera di Commercio di Vb) a progetti di caratterizzazione, tutela  e valorizzazione d risorse pastorali,i prodotti e razze locali nonché di sviluppo del turismo rurale .
È presidente del coordinamento nazionale Terre Nostre dei comitati no biogas no biomasse e per la tutela della salute e dell'ambiente. Consigliere del Coordinamento Nazionale Pesticidi No Grazie (con sede a Verona)  Fondatore di numerose associazioni (associazione agricoltori lombardi - ALA, associazione culturale padano-alpina - ACPA, società per lo studio e la valorizzazione dei sistemi zootecnici alpini - SOZOOALP, amici degli alpeggi e della montagna - AMAMONT, associazione lombarda per la didattica in agricoltura ALDA, associazione pastori i (ora lombardi), associazione per la tutela delle razze autoctone a rischio di estinzione RARE).
E' segretario insieme a Robi Ronza del Forum Terre Alte. Ideatore della manifestazione itinerante festival del pastoralismo e dell'alpeggio Terre d'Alpe che ha preso il via a Cuneo nell'inverno 2013/2014 con programmazione di nuove tappe in Lombardia.

22 maggio 2015

Alessandro Beltrame "Jel Tegermen, il mulino a vento" incontro con l'alpinista e regista ligure al Salone del libro di montagna




Alessandro Beltrame nel marzo 2015 ha scalato la vetta senza nome di quasi cinquemila metri nel Kyrgyzstan.

Beltrame al Salone del libro di montagna di Frabosa Sottana presenterà il video girato durante l'impresa dell'ascensione della vetta Jel Tegermen, il mulino a vento e illustrerà nei dettagli l'avventura straordinaria ricca di insidie.

Intervista del giornalista Giò Barbera dal quotidiano on-line www.ivg.it

Tien Shan. Tre uomini e un’avventura che entra nella storia dell’alpinismo mondiale. Rientrano a casa Alessandro Beltrame videomaker di Cairo Montenotte e i due amici cuneesi Paolo Rabbia e Marco Bernini. Per dieci giorni sono stati in cima ad una vetta a quasi 5 mila metri d’altezza che non aveva nome. Quel nome glielo hanno dato loro. Si chiama “Jel Tegermen, il mulino a vento” perché ricorda quelle tempeste di neve che hanno dovuto affrontare durante una scalata piena di insidie percorrendo la “strada dei 4 cuori”, altro nome che raggruppa più persone. “E’ un po’ un inno alla famiglia”, dice Alessandro Beltrame.
La loro avventura ricorda un po’ quelle del grande maestro Achille Compagnoni che veniva spesso a riposarsi con la famiglia nell’Imperiese. Uomo di grande forza e coraggio, quello stesso coraggio che ha alimentato l’impresa di questi tre amici che hanno concluso oggi la loro missione dando un nome a quella vetta nello sperduto Kyrgyzstan, a 50 chilometri in linea d’aria dalla Cina, lassù dove nessuno aveva mai osato andare.

E’ lo “Jel Tegermen, il mulino a vento” che cosa rappresenta per te? “Questa
montagna, che ricorda per forme e altezza il nostro Cervino, è situata nella parte centrale della catena montuosa del Tien Shan. Secondo l’agenzia Kirghisa che ha fornito il supporto logistico, si tratta della seconda spedizione di sempre in quest’area. La prima esplorazione era stata effettuata nell’inverno 2011 con gli sci da un team di cui facevano parte Giacomo Para e lo stesso Paolo Rabbia”.

Ed ecco come è nata questa avventura che di fatto entra nella storia dell’alpinismo di tutti i tempi.
“In base alle informazioni in suo possesso è stato possibile organizzare un viaggio esplorativo di soli 16 giorni, di cui 10 sulla montagna – racconta Alessandro –  A partire dall’ultimo villaggio raggiungibile in auto, l’avvicinamento è avvenuto a cavallo fino al campo base in un giorno, trasportando circa 80 kg tra materiale e cibo, quest’ultimo reperito interamente al villaggio. Il campo è stato posto su neve alla quota di 3070 metri, in corrispondenza della più alta fonte d’acqua disponibile. La zona è battuta quasi costantemente da venti oltre i 50 km/h (con punte rilevate anche di 100 km/h), da qui il nome Jel Tegermen dato alla montagna, che in lingua kirghisa significa “il mulino a vento”.
Come avete scalato quella montagna? “I successivi mille metri di quota sono stati percorsi sempre con gli sci nelle varie ricognizioni avvenute ai piedi del versante ovest della parete. Solo una volta superata la seraccata posta al fondo della valle è stato possibile individuare una linea di salita favorevole”, dice ancora Alessandro Beltrame

Come avete vissuto quei giorni e quali difficoltà avete incontrato? “Sono stati installati due depositi di materiale, uno intermedio a 3700 metri, l’altro ai piedi della parete a 4050 metri. In un primo tentativo, il giorno 25 marzo, è stata raggiunta la quota di 4450 metri, al termine del couloir di ghiaccio neve – risponde Alessandro Beltrame –  Dopo una sosta forzata di 4 giorni dovuta alle pessime condizioni meteo (vento e neve), nell’unica finestra di tempo discreto il 29 marzo abbiamo tentato la cima con partenza direttamente dal campo base. Quattro ore di salita con gli sci e successivamente altre 2 di scalata su neve e misto ci hanno condotto al punto più alto raggiunto precedentemente; da qui, nonostante il vento a raffiche in aumento, abbiamo affrontato la scalata degli ultimi 120 metri fino alla vetta. A questo punto il terreno si fa più impegnativo e ostico per via della pessima qualità della roccia e delle grandi difficoltà di protezione, il tutto sempre in condizioni di discreta esposizione. Salvo poche sezioni, tutta la scalata è stata effettuata con piccozze e ramponi sia su neve che su roccia, utilizzando sia chiodi che protezioni mobili (nuts e friends)”.


La cima è stata raggiunta alle ore 17:30 (ora locale) da Paolo Rabbia e Alessandro Beltrame. Marco Bernini ha dovuto rinunciare durante la salita per l’aggravarsi di una infezione respiratoria. Nei i primi 100 metri di discesa è stato inevitabile abbandonare le corde di calata, a causa dei forti rischi di caduta pietre. La base del couloir è stata raggiunta alle ore 20:00 con il buio. “La discesa in sci, gravati dal peso di tutto il materiale dei depositi, in una fitta nebbia, ci ha esauriti completamente. Al nostro arrivo al campo base, poco prima della mezzanotte, siamo stati accolti dall’amico Bernini, oltre che con un the caldo, con una salva dei petardi utilizzati le notti precedenti per allontanare i lupi… La via seguita, da noi gradata, TD -, è stata battezzata “4 cuori”.

Avete documentato questa spedizione? “Abbiamo provato, inoltre, a raccontare visivamente la storia di questa avventura. Portandoci appresso apparecchiature professionali per realizzare immagini fotografiche e video di alta qualità visiva ed emotiva. La sfida è stata affrontata in ambito: leggerezza, qualità, gestione dell’energia, ottimizzazione strumenti di produzione ed immediatezza. Cercando sempre di operare velocemente durante il reale svolgimento dei momenti di spedizione, cogliendo stati d’animo, condizioni meteorologiche avverse e situazioni critiche nel migliore dei modi possibili, evitando ricostruzioni non in tempo reale”.
Come potremmo definire questa avventura? “Una storia di ricerca, avventura ed esplorazione, raccontata direttamente dai protagonisti, nello stesso istante in cui la stanno vivendo. Un racconto di spedizione suddiviso in tentativi falliti, rassegnazione, convivenza forzata, entusiasmo, determinazione e fatica, con delle riflessioni a tutto campo sul coraggio dell’avventura soprattutto nel quotidiano e i suoi effetti sui giovani uomini che si mettono in gioco, quasi in controtendenza in un momento storico sempre più virtuale e basato sulle esperienze condivise di altri”.

Tanti si chiedono perché lo avete fatto. Uno stimolo a mettersi in gioco su terreni dove non servono sci, ramponi, piccozze, corde e chiodi, ma ugualmente una buona dose di curiosità, determinazione e coraggio”.

17 maggio 2015

Giorgio Ferraris "I racconti del treno" incontro con l'autore al Salone del libro di montagna




I racconti del treno Il treno corre da Ceva verso Ormea, supera ponti ad archi e gallerie scure in cui si infila per sbucarne quasi subito con un fischio acuto, vittorioso.
Altri tempi, ora la ferrovia Ceva-Ormea è un “ramo secco”, le rotaie aspettano, in silenzio.
Il libro, nato da un'idea di Franca Acquarone, raccoglie dieci racconti, uno per ogni stazione della linea ferroviaria più quello relativo alla stazione di Oneglia in cui il treno non è mai arrivato, nonostante il progetto iniziale. I racconti, incorniciati dalla prefazione di Annibale Salsa, sono di scrittori locali e di fama nazionale: Paola Scola, Giammario Odello, Cristina Rava, Mariapia Peirano, Maria Tarditi, Romano Nicolino, Giorgio Ferraris, Franca Acquarone, Bruno Vallepiano, Ugo Moirano. Tutti col proprio stile e le proprie peculiarità narrative, hanno sviluppato vicende legate a situazioni, reali o di pura fantasia, che fanno riferimento al treno ed al suo percorso.
Il libro si inquadra tra le iniziative di sensibilizzazione e di supporto alla rinascita della linea Ceva-Omea in un'ottica di valorizzazione dell'Alta Valle Tanaro.

Giorgio Ferraris maestro elementare, è nato il 3 aprile 1952 a Ormea (Cuneo) dove vive e dove è stato sindaco per tanti anni. Ha scritto e pubblicato per Araba Fenice Alpini dal Tanaro al Don, sulle vicende dei Battaglioni Ceva e Mondovì  al fronte russo, In prima linea a Nowo Postojalowka e Ricordati che sei del Ceva, storia di un battaglione alpino.

13 maggio 2015

Gianni Ferrero Paolo Pavarino "Timballo di pere martine" omaggio a Vittorio Bertolino - Incontro con gli autori al Salone del libro di montagna



Timballo di pere martine è un libro d'amore e di passioni. D'amore per la terra monregalese, di passioni culinarie attraverso le ricette di grandi ristoratori.
Ed è un omaggio a Vittorio Bertolino, lo "Chef" che ha cucinato per quarant'anni tra le montagne del Piemonte e la Riviera Ligure ed ha insegnato per molti anni all'Istituto Alberghiero G. Giolitti di Mondovì, formando una nuova generazione di cuochi.
Un volume ricchissimo di storie, di ricordi, di prodotti di un territorio meraviglioso
.



Quarta di copertina


"Sabato giorno di mercato bisognava alzarsi prima per accendere la stufa per avere pronto il famoso "brod d'unsure".
Arrivavano a Mondovì tutti i "cartunè" delle valli che erano moltissimi, portavano al mercato la roba di stagione e in più sempre sacchi di carbone, e trovavano nel retro, lo stallaggio per i loro muli e cavalli grossissimi, tutti prendevano una "scuela d'brod".
A mezzogiorno la trippa in minestra servita sempre a scodelle, la trippa si faceva così: tagliata a dadi con un fondo di porri abbondanti, un pò tostati, si aggiungeva la trippa e patate con un poco di conserva giusto per colorire, andava cotta almeno alcune ore.
Per la trippa in umido invece sempre fondo di porri e cipolla tostata abbondanti prima di aggiungere la trippa mista, tagliata a listarelle con un poco di conserva solo per colorire, una foglia di alloro e a metà cottura a fuoco moderato, si aggiungevano le fagiolane precedentemente ammollate in acqua tiepida. Terminata la cottura si serviva in ciotole con un pò di formaggio grattugiato e un filo di olio crudo.
Si serviva la pasta, tagliatelle e gnocchi se "avanzati" il venerdì". 

Vittorio Bertolino Nato a Frabosa Sottana il 1° aprile 1940 dove morì il 10 gennaio 2006. Ha iniziato quindicenne all'Hotel Tre Limoni d'oro di Mondovì con gli Chefs Giovanni Petiti e Pagani. In seguito si trasferisce ad Alassio, all'Hotel Flora con lo Chef Ream che seguirà anche all'Hotel Miramare di Sestri Levante. Dopo una stagione invernale all'Hotel Plaza di Genova con lo Chef Marsiglia, a diciannove anni è Commis Garde Manger al Quisisana di Capri con Alfonso Oioli. Vi rimane due anni uscendone Chef Rotisseur. Torna in Piemonte al Cita di Limone Piemonte poi al Park Hotel di Mondovì e quindi a Lurisia in veste di Capo Cucina all'Hotel Uranio e all'Albergo Reale. Svolge la sua attività ancora sulla Riviera Ligure, a Varigotti, al Ristorante La Giara poi tre anni all'Istituto Alberghiero di Alassio dove inizia la sua prima esperienza di Chef Istruttore. Dalla metà degli anni settanta ai primi anni novanta gestisce, nelle stagioni estive, le cucine dell'Hotel San Michele di Celle Ligure (SV). A seguito dell'esperienza matura ad Alassio, accetta l'invito del Prof. De Bernardi Preside dell'Istituto Alberghiero di Mondovì a ricoprire l'incarico di Chef Istruttore dell'Istituto Monregalese, mansione che ricoprirà sino ai primi anni novanta. Lo Chef Vittorio Bertolino è stato molto apprezzato e ricercato anche per gli allestimenti di buffet di eventi importanti, tra cui la cerimonia di inaugurazione della riapertura della linea ferroviaria Cuneo-Nizza.
A metà degli anni ottanta è nominato Discepolo di Escoffier e negli anni novanta riceve la nomina di Cavaliere della Repubblica e di Cavaliere della Confraternita della Raschera e del Brus di Frabosa Soprana. 
Da grande uomo, oltre che grande chef, non ha mai disdegnato la partecipazione in veste di docente ai molti corsi di cucina organizzati in Provincia sia a livello professionale che dilettantistico, mettendo in pratica la sua convinzione che la cultura enogastronomica del territorio è patrimonio a disposizione di tutti.

Gli Autori

Gianni Ferrero componente Comitato Direttivo e Presidente di molte associazioni tra cui la P.A.M., Amici di Piazza, Società Operaia di Mondovì, Circolo di Lettura di Mondovì Piazza. Per quindici anni Presidente della Condotta Slow Food del Monregalese ora Presidente Onorario. Componente del Direttivo Regionale di Slow Food Piemonte Valle d'Aosta, oltre che membro di numerose commissioni regionali. Assessore alla Cultura-Istruzione e Turismo del Comune di Mondovì dal 1998 al 2002. Consigliere Comunale del Comune di Mondovì. Componente il Consiglio Generale della Fondazione Cassa Risparmio di Cuneo. Ideatore e organizzatore di importanti manifestazioni enogastronomiche finalizzate alla promozione del territorio tra cui:
A Mondovì: Mostra Artigianato, El Maj (Festa di Primavera), Peccati di Gola (rassegna dei prodotti del territorio piemontese e ligure); Fiera di San Martino (mostra mercato di prodotti ortofrutticoli di fine autunno); 
a Borgo San Dalmazzo: Fiera Fredda (rassegna di prodotti di elicicoltura);
a Ceva: Fiera del Fungo;
a Villanova Mondovì: Attività di promozione dell'Invaso Serra degli Ulivi.
Promotore ed organizzatore di importanti convegni internazionali:
a Vicoforte: Convegno Internazionale "Piccoli Vini del Mediterraneo" in collaborazione con la Commission Europeenne Euromed Heritage II;
a Frabosa Sottana: "Convegno Internazionale e Mercato dei Formaggi di Alpeggio e di Montagna" (con la partecipazione di 10 Università Europee);
a Mondovì "Convegno Internazionale "Acqua-coltura nel rispetto dell'uomo e dell'ambiente"
a Villanova Mondovì Convegno Nazionale "L'invaso Serra degli Ulivi - una risorsa per il territorio e la pesca".
Relatore e moderatore in convegni e seminari a tema turistico ed enogastronomico.

Paolo Pavarino ha frequentato le scuole elementari nella frazione Mursecco, le scuole medie a Garessio, nel 1985 la scuola alberghiera a Mondovì dove si è diplomato nel 1988 con la qualifica di addetto ai servizi alberghieri di cucina. A partire dal 1990 lavora all'Hotel San Michele di Celle Ligure (SV), Hotel Les Jumeaux di Courmayeur (AO), Hotel Villa Camilla di Varazze (SV), Hotel Ligure di Spotorno (SV), Hotel Villargia di Rimini (RN), Baita Monte Pigna di Lurisia (CN), Ristorante La Borsarella di Mondovì (CN). Nel 1997 viene premiato con la medaglia d'oro al concorso "Tartufo d'oro". Ha frequentato corsi di specializzazione presso la scuola superiore di cucina "Etoile" di Sottomarina di Chioggia (VE). Dal 2001 è membro del Team Cuochi Piemonte, con cui ha partecipato ai concorsi internazionali di Basilea, Salisburgo, Erfurt e in Lussemburgo. Nel 2008 agli internazionali d'Italia di Marina di Carrara  (MS) è campione nazionale assoluto con il Team Cuochi Piemonte. Nel 2010 si qualifica Campione Nazionale al concorso "Cucina delle Regioni" a Varazze (SV). E' Campione Nazionale di cucina calda con il Team Cuochi Piemonte nel 2013 agli Internazionali d'Italia a Marina di Carrara (MS). E' Campione Nazionale di cucina calda nel 2014 con il Team Cuochi Piemonte nella competizione "Sapienze e sapori della cucina regionale" agli internazionali d'Italia a Marina di Carrara (MS). Dal 2003 è contitolare del Ristorante Italia di Ceva (CN)

8 maggio 2015

Paola Scola "Eroi nel fango" incontro con l'autrice al 2° Salone del libro di montagna





Paola Scola, 45 anni, di Ceva, giornalista professionista, laureata in Lettere classiche, ha iniziato giovanissima a collaborare come corrispondente del settimanale L'Unione Monregalese e, dall'ottobre 1991, con il quotidiano La Stampa, del quale è oggi redattore. Ha scritto le cronache nei giorni dell'alluvione '94 e negli anni successivi, raccogliendo storie, documenti, fotografie. Dopo aver realizzato prefazioni per altri autori, è al suo primo libro.

"Fino al 5 novembre 1994 il termine alluvione era soltanto la definizione di un evento calamitoso studiato a scuola in geografia, ma da quella data l'Alluvione è entrata prepotentemente nelle vite di tutti coloro che vivevano lungo il fiume Tanaro".
"Vent'anni. Quanti bastano perchè i bambini e i ragazzi che oggi frequentano elementari, medie e superiori non abbiano condiviso quei momenti e non sappiano che cosa sia stato davvero".
"Quel Tanaro che ci era sempre parso sonnolento e insignificante, ci aveva presi di sorpresa, rimangiandosi indistintamente tutto quello che sorgeva sulla sua strada".
"La bellezza di quelle colline con i colori delle vigne si era di colpo trasformata come se tutto fosse precipitato in un inferno di acqua e fango. Il tempo era grigio, continuava a piovere come se non fosse piovuto mai".
"Persero tutto quello che avevano; quella tragedia li segnò per sempre. E per mio padre e mia madre non fu mai più come prima".

Eroi nel fango Vent'anni fa, il 5-6 novembre 1994, il Tanaro e i suoi affluenti in piena sconvolgevano la geografia del Basso Piemonte. Le colline avevano ceduto, come ferite da profondi graffi. L'acqua era arrivata ovunque. Nella provincia di Cuneo ci furono 29 morti, travolti da frane e inondazioni o vittime del crollo di ponti. Migliaia di persone rimasero senza casa, lavoro, ricordi. In quei drammatici giorni, era fondamentale la lotta per sopravvivere e ripartire. Nei mesi successivi, lo è stata la battaglia contro i ritardi della burocrazia, che impedirono o rallentarono il ritorno alla normalità. Negli uni e negli altri, tante figure di uomini e donne hanno combattuto in modo coraggioso: dai sindaci ai loro collaboratori comunali, dagli industriali ai piccoli imprenditori, dagli artigiani e agricoltori a pensionati e studenti. Storie di ordinaria e quotidiana grandezza: quella degli "eroi nel fango", che sono stati più forti della Grande Alluvione. Dopo vent'anni, le loro vicende sono protagoniste di questo libro. I ricordi di allora, le amarezze, i rimpianti, la sofferenza, la fatica e l'orgoglio di avercela fatta. Per sè e per i propri paesi e città. La struggente memoria dei familiari di chi non c'è più ( il libro  li ricorda tutti). Quello che il disastro del '94 - da dove è nata la Cultura della Protezione civile - ha insegnato e quello che, invece, ha continuato a ripetersi altrove.

7 maggio 2015

Christian Roccati "Sette nero" incontro con l'autore al 2° Salone del libro di montagna




Momenti di quasi gloria
Sette Nero, solo un numero eppure una vita alla ricerca di un destino non scritto. La storia di un atleta all'inseguimento del proprio limite, allenamento dopo allenamento, gara dopo gara.
A quali sacrifici può condurre la propria determinazione? Quanti ostacoli si devono affrontare per raggiungere un grande obbiettivo? Quali avventure si possono respirare?
Dai trionfi alle più dure sconfitte, dalle competizioni in ogni angolo d'Italia alla vita quotidiana nei campi sportivi genovesi, dagli amici fraterni alle sfide con i big dell'atletica.
Medaglie, traumi, record, cadute, tartan, chiodi e sogni: il racconto di un agonista e la sua lotta senza sosta per tre incandescenti lustri.

«Abbiamo un tesoro inestimabile tra le mani eppure spesso lo buttiamo, vivendo una vita preconfezionata, inseguendo bisogni inutili indotti per ottenere il controllo delle masse, l'ultimo cellulare o televisore, la scarpa di moda o la macchina di grido».

Christian Roccati è uno scrittore-alpinista, Accademico e Testimonial del GISM, delegato ligure per l'Accademia d'Arte e Cultura Alpina, ex Membro della Commissione Centrale Pubblicazioni del CAI. Ha al suo attivo la pubblicazione di 25 libri (in sette anni), 400 articoli (cartacei e radiofonici), 400 fotografie edite e numerose mostre, 3 premi letterari nazionali, 7 incarichi da addetto stampa nazionale, 150 conferenze.

Laureato in storia (110 + lode + dignità di stampa + effettiva pubblicazione) ed ex atleta di alto livello (8 podi campionati italiani e numerosi record) vive la montagna come una vocazione, una manifestazione di arte e trascendenza. 

Alpinista con numerose esplorazioni e aperture a 360°, appassionato di scalate su roccia e ghiaccio, speleologia e canyoning, MTB e sci, e corsa in montagna con prove estreme di oltre 100 km e più di 5000 m di dislivello in giornata. Tree climber nazionale certificato. 

3 maggio 2015

Bruno Vallepiano "Oscuri percorsi" incontro con l'autore al 2° Salone del Libro di Montagna





Oscuri percorsi L'ispettore Matteo Tarditi riparte da Carrù alla caccia del Legionario, il misterioso Robin Hood che fa giustizia alla sua maniera. Una nuova storia tra il basso Piemonte e la Liguria, questa volta sulle tracce di spietati ladri di farmaci. Insospettabili assassini dai colletti bianchi nel nuovo capitolo della saga iniziata con la Dama blu e proseguita con In ginocchio da te. Una storia mozzafiato, tra amori grandi e grandi tragedie. La realtà è terribile, forse ha ragione il Legionario.

Quarta di copertina

"Non esiste il perdono, esistono solo persone con la memoria corta. Il perdono è un'anestesia della mente; serve solo per salvare, chi crede di perdonare, dal dolore che deriva da un torto subito, da un tradimento o da un inganno. Il perdono è la peggiore delle malattie. Esso è la caratteristica dei deboli, degli incapaci ad affermare i propri diritti, di chi non sa ribellarsi e percorrere la strada della vendetta. Il perdono è pericoloso per l'equilibrio della coscienza stessa delle persone; esso mette a rischio la loro capacità di fronteggiare e seguire gli istinti inconsci più veri e serve solo ai narcisisti che, perdonando, vogliono sentirsi superiori agli altri. Il perdono non è un gesto di altruismo ma è la ricerca di un sollievo che io non voglio cercare. Io voglio coltivare il ricordo del dolore e cercare le ingiustizie per vendicarle, ed il perdono non mi appartiene."



Bruno Vallepiano è nato a Roburent  ed in questo paese della  montagna cuneese risiede e lavora a tutt'oggi, occupandosi di attività turistiche legate al mondo della neve e dove ricopre dal 2004 la carica di sindaco.
È presidente dal 2006 di "Cuneo Neve", il consorzio che raggruppa le stazioni sciistiche del cuneese e del CFP Cebano Monregalese, l'Agenzia formativa che ha sedi nelle città di Mondovi, Ceva e Fossano.
Ha iniziato negli anni ottanta la sua attività di scrittore con le prime esperienze presso il settimanale “Gazzetta di Mondovì”, sotto la guida di Nino Manera, giornalista di grande esperienza che fu suo primo “mentore” e lo accompagnò all'iscrizione all'Ordine dei Giornalisti nel 1982. Da allora in poi ha collaborato con varie riviste e periodici occupandosi, soprattutto, di argomenti correlati alla montagna.
Ha poi pubblicato, con vari editori, guide e saggi sulla montagna.
Nel 2008 è stato sdoganato come scrittore di libri gialli-noir dalla Fratelli Frilli Editori di Genova, ed oggi dirige la collana “ARabaGIalloNEra” presso l'editore Araba Fenice con sede a Boves. Ha pubblicato con lo stesso editore: La pietra delle masche, Buio in sala, La Dama blu, So dove parcheggi, In ginocchio da te, Violazione di domicilio.

Il sito dell'autore:

http://www.brunovallepiano.com 

2 maggio 2015

Gabriele Gallo "Rifugiarsi" nella descrizione di un attimo, incontro con l'autore al 2° Salone del Libro di Montagna di Frabosa Sottana




Gabriele Gallo "Rifugiarsi nella descrizione di un attimo" guida ai rifugi e ai bivacchi della provincia di Cuneo - Alpi Marittime


Pur essendo un libero professionista, non intendo utilizzare questo spazio per snocciolare curriculum più o meno artificiosi. Da buon sostenitore dell'informalità, mi limiterò viceversa a raccontarvi qualcosa di me.
Nasco nel 1986 a Ceva, una piccola cittadina sita nella parte meridionale della provincia di Cuneo, per abbandonarla però dopo pochi giorni e trasferirmi nella vicina Mondovì, dove vivo ancora attualmente. Accanto agli studi tradizionali (Diploma di Liceo Classico e  Laurea Triennale in Scienze e Cultura delle Alpi presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino), coltivo negli anni tre grandi passioni, che sono nel tempo divenute i pilastri portanti della mia attuale professionalità (o presunta tale): la meteorologia, la montagna e la scrittura, qui riportate rigorosamente in ordine cronologico. L'amore per i fenomeni atmosferici e le scienze meteorologiche è il primo a manifestarsi all'età di 4/5 anni: fatale in tal senso la grande nevicata dell'Immacolata del 1990. Le attrazioni per la montagna e la scrittura, invece, si sviluppano più tardi quasi per "osmosi genitoriale". Oggi tento così di occuparmi di tutti e tre gli ambiti suddetti, sovrapponendoli l'un l'altro laddove è possibile. Dal 2009 sono quindi Vicepresidente nazionale dell'Associazione ONLUS MeteoNetwork (con la quale organizzo convegni, corsi o incontri a tema) e Presidente dal 2014 dell'Associazione Alpi di Cuneo, nata in seno ad una Start Up di Imprenditoria Sociale realizzata dalla Camera di Commercio di Cuneo in collaborazione con l'Universitas Mercatorum. In ambito editoriale, infine, collaboro con il settimanale locale L'Unione Monregalese attraverso la rubrica "Tramonti - curiosità e aneddoti tra montagne e meteorologia" e sto parimenti completando una guida in quattro volumi sui Rifugi e sui Bivacchi della provincia di Cuneo con la Daniela Piazza Editore di Torino, intitolata "Rifugiarsi nella descrizione di un attimo". I primi due volumi (riferiti rispettivamente alle Alpi Liguri e alle Alpi Marittime) sono disponibili nelle maggiori librerie della provincia e su internet, il terzo (incentrato sulle Valli Grana e Maira) è in fase di ultimazione, mentre la realizzazione del quarto è prevista per il 2016.