Paola Scola, 45 anni, di Ceva, giornalista professionista, laureata in Lettere classiche, ha iniziato giovanissima a collaborare come corrispondente del settimanale L'Unione Monregalese e, dall'ottobre 1991, con il quotidiano La Stampa, del quale è oggi redattore. Ha scritto le cronache nei giorni dell'alluvione '94 e negli anni successivi, raccogliendo storie, documenti, fotografie. Dopo aver realizzato prefazioni per altri autori, è al suo primo libro.
"Fino al 5 novembre 1994 il termine alluvione era soltanto la definizione di un evento calamitoso studiato a scuola in geografia, ma da quella data l'Alluvione è entrata prepotentemente nelle vite di tutti coloro che vivevano lungo il fiume Tanaro".
"Vent'anni. Quanti bastano perchè i bambini e i ragazzi che oggi frequentano elementari, medie e superiori non abbiano condiviso quei momenti e non sappiano che cosa sia stato davvero".
"Quel Tanaro che ci era sempre parso sonnolento e insignificante, ci aveva presi di sorpresa, rimangiandosi indistintamente tutto quello che sorgeva sulla sua strada".
"La bellezza di quelle colline con i colori delle vigne si era di colpo trasformata come se tutto fosse precipitato in un inferno di acqua e fango. Il tempo era grigio, continuava a piovere come se non fosse piovuto mai".
"Persero tutto quello che avevano; quella tragedia li segnò per sempre. E per mio padre e mia madre non fu mai più come prima".