Un
viaggio nel tempo per riscoprire un mondo perduto: quello dei rimedi naturali
della medicina popolare, dei cibi e dei metodi di preparazione antichi, dei
lavori che non ci sono più. Quando non c'erano i frigoriferi, c'erano le olle
per conservare i cibi; quando ancora non esistevano i fast-food, c'era il
salampatata. In Piemonte non si usava l'olio di oliva, perché c'era quello di
marmota. Prima dell'autodiagnosi su Internet, si andava dal guaritore. Prima,
insomma, che la modernità imponesse i suoi ritmi e i suoi valori, c'era un
Piemonte diverso, fatto di mestieri legati al territorio, come nel caso dei
calcinai di Rorà o dei coltivatori di bigàt; di prodotti locali come le farine
di castagne e il sidro; di figure a metà fra la medicina e la superstizione
come i soffiatori di fuoco di Sant'Antonio. Questo Piemonte che non esiste più
è tutto nelle pagine di questo libro, raccontato con l'aiuto di straordinarie
immagini d'epoca provenienti da diversi archivi pubblici e privati del
territorio.
Gian Vittorio Avondo Laureato
in Storia contemporanea, insegnante, ha al suo attivo numerose pubblicazioni di
carattere storico, etnografico e turistico-escursionistico, tra cui: Le valli Lemina e Chisone (con Franco
Bellion, 1986), L’alta valle di Susa
(con Beppe Torassa, 1989), Civiltà alpina e
presenza protestante nelle valli pinerolesi (1991), Sui sentieri dei partigiani (1995), Escursionismo tra arte e storia dalla val Sangone all’Ubaye
(1994), Il Bourcet: storia di un abbandono
(1999), Pinerolo tra fascismo e Resistenza
(2004), Pragelato, il Beth e le sue miniere
ad un secolo dalla grande valanga (2008), I laghi del Piemonte: alla scoperta di oltre 300
laghi. Escursioni tra storia e natura (con Claudio Rolando, 2010).
Ha collaborato alla stesura di Cucina e
tradizioni del Piemonte (2005) e al coordinamento dell’opera Cultura contadina in Piemonte (2009).